Editabile N2 F&Sport 2023

risponde MEDICO il Prof. Silvano Busin Direttore Scienti fi co ISSA Europe già Direttore Riabilitazione Specialistica, Ospedale Sacco, Milano | Docente Corso Laurea in Fisioterapia, Università degli Studi, Milano. Sindrome dell’occhio secco D.S. (Messina) “Da qualche tempo ho fastidio agli occhi, mi bruciano, si arrossano e sento la necessità di strizzarli spesso…”

Quello che lei descrive sono i classici sintomi della “sindrome dell’occhio secco”, una condizione molto dif fusa e spesso sottovalutata. Si calcola che ne soffrano più di due persone su dieci e fi no al 90% delle donne in menopausa. L’occhio secco si veri fi ca quando la super fi cie oculare non è ben protetta e lubri fi cata dalle lacrime a causa di alterazioni della loro quantità o per una loro aumentata evaporazione non compensata da un aumento della secrezione. Le cause sono diverse e comprendono l’invecchiamento, l’inquinamento, le disfunzioni metaboliche e ormonali, la menopausa e inoltre il passare molte ore al giorno davanti al computer, magari con l’uso di lenti a contatto, per lunghi periodi. Può essere causata anche da cattive abitudini di vita e alimentari: proprio l’attività fi sica, per l’aumento della dispersione di liquidi dovuta al sudore, potrebbe aumen tare il fastidio. Il trattamento più semplice è quello di bere abbondantemente e utilizzare le lacrime arti fi ciali.

Pacemaker e attività fisica O.B. (Salerno) “…senza alcuna malattia consensuale, in pieno benessere, ho avuto l’impianto di un pacemaker per un blocco atrio-ventricolare completo.”

Diabete e attività fisica

Da quanto lei scrive risulta avere un BMI nella norma, non fumare, praticare un’at tività sportiva regolarmente: ha eseguito una coronarogra fi a e una risonanza al cuore,

Queste sono le classiche comunicazioni che ci mettono un pizzico in dif fi col tà e nello stesso tempo suscitano notevole perplessità sulle conoscenze spe ci fi che dei medici riguardo l’attività fi sica, specie se presente in contempo ranea a malattie metaboliche. La letteratura internazionale conferma ormai da molti anni che l’attività fi sica è una parte molto importante nella cura del diabete e quindi, compatibilmente con l’età e le condizioni cliniche generali, va proseguita per quanto possibile. È un presidio fondamentale nel diabete giovanile di tipo 1 e viene considerato come parte integrante della terapia. In generale l’attività fi sica consigliata è aerobica e di moderata intensità, della durata di almeno 20-30 minuti giornalieri, se possibile, o almeno tre volte la settimana. In questi casi quindi la camminata a passo svelto è sicuramente ben indicata ma la domanda che ci poniamo è questa: qual è l’organo che consuma maggiori calorie? Il muscolo. Quindi ne deriva che l’attività fi sica squisitamente aerobica limita l’ef fi cacia indotta da un training con i pesi in cui vi sia un coinvolgimento della nostra muscolatura contro resistenza. E’ indubbio che un programma misto aerobico-anaerobico ha la capacità di es sere più incisivo e crea un valore aggiunto nella terapia globale del diabete. Resta evidente, non smetteremo mai di ripeterlo, che la scheda di allenamen to deve essere concordata tra il personal trainer e il diabetologo per ottenere il massimo dei risultati e per diminuire al massimo eventuali inconvenienti. V.V. (Imperia) “Sono diabetico e il mio medico curante mi consiglia sempre di camminare: ma non si può fare qualche cosa di più?”

entrambe negative. Non le sono state rilevate patolo gie metaboliche o particolari indici negativi. È logico chiedersi come mai le sia successo tutto ciò. I bloc chi di conduzione atrio-ventricolare spesso non sono associati ad alcuna altra patologia cardiaca e non è riscontrabile, anche con indagini raf fi nate, nessuna causa speci fi ca. Purtroppo non c’è alternativa al pace maker, quando necessario, in compenso oggi i moder ni pacemaker consentono una vita del tutto normale. Per quanto riguarda l’attività fi sica, lei ha eseguito un test da sforzo con esito assolutamente negativo. Ciò nonostante non può delegare completamente al suo personal trainer i limiti della frequenza cardiaca asso ciati all’impegno fi sico: è indispensabile un contatto tra il centro specialistico cardiologico e chi la segue dal punto di vista del fi tness per creare una collabo razione fattiva ed evitare qualsiasi tipo di problema.

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