Editabile N2 F&Sport 2023
COME SEI RIUSCITA A RISOLVERLO? COME AIUTO GLI ALTRI?
Il Diabete di Tipo 1 non è una patologia che ad oggi presenta una cura de fi nitiva, ma la qualità di vita di chi ne è affetto può arrivare a livelli decisamente ottimali, ci si può convivere con poche rinunce a patto che si presti però assoluta attenzione ad alcuni fattori su cui non si può transigere, come ad esempio l’adesione alla terapia e l’uso consapevole delle tecnologie applicate. In questo senso uno dei principali alleati è appunto lo sport, considerato uno dei tre pilastri – insieme alla terapia insulinica ed all’alimentazione – fondamentali per il mantenimento e/o il miglioramento della salute del paziente, se programmati in base alle caratteristiche fi siopatologiche della persona. Proprio attraverso la pratica ripetuta e personalizzata dell’esercizio fi sico è possibile mantenere le glicemie all’interno di un “TIR” – Time in Range (70-180 mg/dl) e raggiungere quindi un buon controllo glicemico metabolico, condizione indispensabile per la prevenzione delle complicanze del diabete.
L’esercizio fi sico, correttamente praticato, ha diversi effetti positivi: aumenta la sensibilità all’insulina; aumenta l’azione post-recettoriale dell’insulina (aumento di glut4 nel muscolo e della sua traslocazione alla super fi cie cellulare); diminuisce i picchi degli ormoni adrenergici che hanno l’effetto di aumentare la glicemia; agevola il controllo del di stress emotivo o, meglio, della paura della ipoglicemia; induce un pro fi lo lipidico meno aterogeno; riduce i livelli di trigliceridi Vldl; aumenta il colesterolo “buono” Hdl; riduce il colesterolo “cattivo” Ldl; contribuisce alla prevenzione delle malattie cardiovascolari; favorisce la perdita di peso; aiuta la riduzione del grasso totale e in particolare di quello addominale “insulinoresistente”. Sulla base di queste nozioni e dei miei test di ricerca su campo, sono giunta dopo diversi anni di esperienza a ideare un metodo di lavoro, chiamato Pronking, ovvero un algoritmo in grado di prevedere il calo glicemico, quindi l’uscita dal famoso TIR che nominavo prima, durante la pratica di qualsiasi performance sportiva.
Una vera e propria “innovazione” se consideriamo che in questo modo lo sportivo può, non solo evitare le situazioni di ipoglicemia e/o iperglicemia paradossa, ma decidere a priori il tipo di strategia da adottare durante l’attività. Inoltre, non da meno, è da considerare l’aspetto psicologico che ne bene fi cia enormemente la persona. Io per prima, in qualità di sportiva diabetica T1, ho più volte sperimentato la dif fi coltà di approcciare una nuova situazione per paura delle ipo e iperglicemie. Ma vorrei passasse il messaggio che con una buona conoscenza di sé stessi e della malattia, anche sotto l’aspetto psicologico la qualità di vita cambia, rendendoci più sicuri in noi stessi, nei nostri movimenti e nelle nostre capacità. La pratica dell’esercizio fi sico, purtroppo, non è un processo automatico ma richiede motivazione, partecipazione attiva e costanza. In una persona con diabete è possibile che questi elementi siano “coperti” dalla paura o dall’ansia. La percezione individuale che si
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